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L'ippocampo

Anatomicamente l’ippocampo è un fascio nervoso, posto sopra il cervelletto, appoggiato ai ventricoli laterali.

Tra le altre funzioni l’ippocampo fa parte del sistema utilizzato dal cervello per gestire le emozioni, il sistema limbico.

Il sistema limbico è il responsabile dei comportamenti relativi ai bisogni primari quali il mangiare, il bere, il procurarsi cibo e tutto ciò che è attinente alla sfera sessuale nonché, per una specie evoluta come l’uomo, l’interpretazioni dei segnali provenienti dagli altri e dall’ambiente. È in quella zona del cervello che avviene la rielaborazione delle sensazioni, delle emozioni, dei sentimenti e tramite questa interpretazione si realizza la nostra percezione della realtà.

Poco sopra abbiamo attribuito all’ippocampo la capacità di selezionare e trasferire le informazioni memorizzate dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine. Aggiungendo questa informazione a quella appena fornita risulterà agevole capire che se una sensazione è stata forte, nel bene o nel male, sarà facile che il nostro ippocampo trasferisca quel pacchetto di informazioni verso la memoria a lungo termine. Altrettanto facilmente accadrà che gli stimoli ricevuti su argomenti di scarso interesse per noi verranno filtrati e scartati immediatamente, in altri termini verranno posizionati in una sorta di schedario destinato alla dimenticanza, tecnicamente chiamato Oblio.

Dunque il processo di memorizzazione ha a che fare direttamente con l’insieme emozionale che ci coinvolge a proposito dell’informazione che stiamo ricevendo. Altrettanto importante sarà la metodologia di fornitura delle informazioni ricevute. Un esempio chiarirà la situazione: supponiamo di essere degli amanti della barca a vela. Le nozioni da apprendere per riuscire a navigare a vela sono moltissime. Un appassionato di mare sicuramente imparerebbe prima e con maggior precisione di dettagli di una persona che abbia avversione per il mare. L’amante della vela inoltre si troverà in un ambiente piacevole e riceverà informazioni circa una materia che lo appassiona. La persona con avversione al mare probabilmente dopo il primo giorno si ricorderà solamente del mal di stomaco. Lo stesso avviene per la matematica: chi ha avversione per questa materia sicuramente sopporterà una fatica doppia o più a memorizzare passaggi logici e dimostrazioni rispetto a un soggetto con una predisposizione logico matematica.

Per ovviare a queste soluzioni naturali applicate dal nostro cervello, che non sempre vanno nella direzione consona ad agevolarci il cammino (la matematica va studiata!) possiamo provare a modificare i processi di apprendimento, anche se spesso non è agevole cambiare il professore. Tuttavia è sempre possibile sperimentare strade nuove per cercare di allegare al processo didattico informativo un metodo ludico di associazione di immagini alle cose da memorizzare, per riuscire ad agevolare il nostro ippocampo alla memorizzazione delle informazioni che per indole o mancanza di passione verrebbero scartate. Occorre insomma “ingannarsi” temporaneamente e auto motivarsi per riuscire a memorizzare ciò che si vuole.

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