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Cicerone e la tecnica dei Loci

Le origini delle tecniche di memorizzazione risalgono all’Antica Roma e in particolare va fatto riferimento a un noto personaggio di quei tempi: Marco Tullio Cicerone, l’oratore.

Nella sua opera “De Oratore” egli notava che era più facile ricordare avvenimenti che avessero un’incidenza forte sui sensi: vista, olfatto, tatto, gusto e udito sono dei forti metodi per fissare in mente, volontariamente o involontariamente, sensazioni forti e velocemente associabili ad una medesima sensazione già vissuta in precedenza. In particolare Cicerone notò la facilità di memorizzazione di oggetti che avessero riferimenti visivi, cui potere associare i dati da ricordare. Se poi i dati da ricordare erano relativi a oggetti raccolti in un luogo circoscritto, a distanza ridotta e costante, distribuiti in un ordine ben preciso e non modificabile, risultava più facile ricordare tutti i dettagli relativi a ciascun oggetto, senza il rischio di attribuire i dati all’oggetto sbagliato. Il principio utilizzato da Cicerone è quello della scaletta, un elenco degli argomenti da trattare, delle tematiche da affrontare in una trasmissione televisiva, che chiunque di noi nel suo piccolo utilizza in modo più o meno inconscio.

Il metodo è dunque semplice e antico: i risultati sono però fortemente affidabili, da qui la spiegazione del perché ce li tramandiamo dall’antica Roma.

Il metodo dei loci prevede le seguenti condizioni per potersi esprimere al meglio, oltre all’esercizio personale per abituarsi ad aumentare il numero di oggetti e relativi dati nel corso del tempo:

Il luogo di supporto alla memoria deve essere definito con estrema precisione e senza cambiamenti, al fine di non generare confusione: lo stesso vale per l’arredamento. Tutti i riferimenti fisici precisi possono servire per associare una serie di dati;

occorre convertire in forma visiva le parole da ricordare;

associare le immagini ottenute dalla conversione visiva al discorso che dobbiamo fare, attraverso il “Paradosso Azione Vivida” altrimenti detto P.A.V. (si veda il paragrafo successivo).

La differenziazione degli oggetti in base a forma, colore, dimensione, posizione, luminosità risulterà fondamentale per tenere distinti tutti i valori da attribuire a ciascuno di essi. Bisognerà quindi escludere situazioni confusionali che si potrebbero venire a formare. Per esempio non bisogna posizionare oggetti nascosti da altri o dentro altri: evitiamo quindi associazioni classiche come il posizionare un oggetto dentro a un cassetto o dentro a un armadio. Altro elemento fondamentale, come vedremo tra breve parlando del P.A.V., è da ricercare nelle associazioni per assurdo: se noi associamo parti di discorsi a oggetti disposti in modo classico (per esempio un letto in una camera da letto con sopra il cuscino la coperta il lenzuolo e il pigiama) rischiamo di tralasciare particolari che sicuramente non ci sfuggiranno se riusciremo a visualizzare una stanza costruita per assurdo. In effetti se vedessimo il cuscino sul lampadario saremmo sicuramente più colpiti, al punto di ricordarlo meglio e associargli la parte relativa memorizzata.

Il maggior inconveniente a cui la tecnica dei loci riesce a porre il rimedio è il superamento della barriera mentale che ognuno di noi affronta quando deve immagazzinare una grande quantità di dati: per ricordarli tutti è sufficiente costruire un percorso all’interno della struttura visiva che ci siamo costruiti e percorrerla, fermandosi a ogni stazione (oggetto) stabilito per ricordare le informazioni a esse associate, in altre parole il lavoro di Cicerone. In questo modo se anche si saltasse una tappa del percorso sarà più facile passare alla tappa/oggetto successiva evitando l’interruzione della nostra esposizione e rendendo meno evidente il nostro momentaneo vuoto mentale, con possibilità inoltre di recupero in un secondo momento. In un processo mnemonico classico questo non avverrebbe in quanto si ricorderebbero tutte le tappe in sequenza, a cascata come si suole dire, e la mancanza anche solo di un tassello molto facilmente farebbe cadere tutti i successivi. Parlando invece di psicologia è curioso notare che mediante tale metodo di memorizzazione si fanno lavorare in simbiosi e contemporaneamente i due emisferi cerebrali: infatti l’associazione visiva avviene mediante l’applicazione della fantasia seppur non necessariamente gli oggetti cui associamo le parti da ricordare non devono per forza essere inesistenti; i locali immaginari all’interno dei quali disponiamo gli oggetti invece devono essere necessariamente logici, precisi, razionali e regolarmente ordinati per consentire i passaggi da oggetto a oggetto, da discorso a discorso.

 

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